martedì 8 agosto 2017

I colli francesi. Una vacanza in bici. Giorno 1

I colli francesi. Una vacanza in bici. Giorno 1

Col du Mollard-Col du Chaussy


Il ciclismo è uno sport meraviglioso. Ne sono sempre più convinta: ti riempie l’anima di così tante emozioni in contemporanea che è difficile elencarle.
Prima c’è la voglia, l’aspettativa, l’adrenalina di fronte ad ogni nuova impresa, la volontà, forse anche un briciolo di paura qualunque sia il traguardo da dover raggiungere. Poi viene la determinazione, la fatica, l’impegno e la caparbietà. La capacità di non arrendersi e di continuare a lottare. Poi ci sono il sudore, la sensazione di non farcela, a volte un po’ di delusione per una prestazione che si pensava di poter compiere diversamente, a volte addirittura le lacrime, il fiato corto, il battito alto.
Infine, il momento più bello: il traguardo. Comunque sia andata, qualunque sia stata la sfida, piccola o grande, in solitaria o in compagnia, il traguardo è sempre il momento migliore. La tensione cala improvvisamente e subentra la gioia e la soddisfazione. In un attimo ci si scorda di tutto il sudore che si è versato, di tutti i pensieri riguardo al “ma chi me lo ha fatto fare” o “mai più” o ancora “io smetto”. In un attimo subentrano pensieri del tipo “ce l’ho fatta”, “non ci credo, com’è bello”, “ne valeva proprio la pena” e soprattutto “quando lo rifacciamo?”. Se poi la sfida consisteva nella scalata di una montagna, a tutte queste emozioni si aggiungono quelle che solo una vista e un paesaggio montano sanno donare: la sensazione di aver conquistato e di dominare il mondo e allo stesso tempo di essere un puntino in un universo talmente grande e immenso.
Ecco, tutto questo è il ciclismo, almeno dal mio punto di vista, da come lo vivo io. E ancora una volta ne ho avuto conferma, in trasferta, in montagna, in Francia.
In 6 giorni, ho affrontato sfide che mai avrei pensato possibili. Ho superato i miei limiti, ne ho creati di nuovi, di diversi. Nella mia breve “carriera” da ciclista ho sempre affrontato le salite “a tutta”, “finchè ce n’è” ma in Francia ho imparato a pedalare in modo diverso, a trattenermi, a gestire le forze e le energie. Ho affrontato salite di 30 km, anche due in un giorno. Ma andiamo con ordine.
Questa estate, in vacanza, abbiamo deciso di andare in ritiro in Francia, nella zona della Savoia, ai piedi dei più importanti colli affrontati al Tour de France (di cui ovviamente non mi perdo neanche una tappa). Prima di partire ci siamo preparati: abbiamo pianificato percorsi, studiato le salite, steso un programma e allenati. Poi siamo finalmente partiti! La prima impressione è stata: “un posto magnifico, ma non c’è neanche un metro di pianura e senti che vento!”.

Avrieux. Vista dall'albergo

Col du Mollard

Col du Mollard
 

Col du Chaussy

Col du Chaussy























Vista dal Montvernier


Il primo giorno, giovedì, ci siamo alzati di buon’ora, ci siamo imbottiti di cibo, ci siamo preparati e siamo partiti in auto. E meno male che ci siamo portati un pochino avanti perché subito dopo l’uscita dal nostro paese di alloggio (“Avrieux”), una rampa al 10% ci aspettava!

Primo colle del nostro ritiro: Col du Mollard. 17 km al 6% di media. Pedalabili e costanti, un’ottima salita nel bosco e un’incredibile vista una volta arrivati in cima! E’ su questa salita che abbiamo avuto il primo incontro con “le tombe”, come le abbiamo battezzate in seguito: piccoli parallelepipedi di cemento a bordo strada con l’indicazione dei km mancanti e la pendenza media del km che sta per iniziare (uno sprone o una condanna?!?). Dal cartello a fine salita, dopo la foto di rito, ci siamo buttati in discesa. Ed ecco la prima sorpresa: eravamo convinti di andare dal Col du Mollard alla Croix de Fer e poi solo discesa. In realtà dall’incrocio in cui le due strade si dividono alla Croix de Fer mancano ancora 14 km di salita! Abbiamo così, saggiamente, deciso di rimandare la scalata al passo ad un altro giorno, e ci siamo buttati in discesa (o quasi, visto le due rampe al 13% che “spezzano” il ritmo) fino a San Jean de Maurienne. Qui, dopo una serie di incertezze, abbiamo trovato la strada che conduce al mitico “Montvernier”, secondo colle di giornata. Una salita suggestiva, i primi 3 km, i famosi “laccetti”, in particolare! Complessivamente: 13 km di ascesa per arrivare al Col du Chaussy a 1500 m slm. Un “buon” cappuccino (per quanto possa essere buono un cappuccino fatto in un rifugio francese di alta montagna con la panna montata al posto del latte) e via in discesa! Il rientro è stato tranquillo, solo qualche attimo di tensione dovuto alla stesura di asfalto fresco, fino a San Julien de Maurienne e all’agognata auto. Complessivamente 90 km per 2500 m di dislivello: un ottimo primo giorno!

Erika

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