mercoledì 9 agosto 2017

I colli francesi. Una vacanza in bici. Giorni 6 e 7

I colli francesi. Una vacanza in bici. Giorni 6 e 7

Modane/Aussois - Colle delle Finestre - Moncenisio

E’ martedì, sono 5 giorni che pedaliamo e forse ieri abbiamo un po’ esagerato. Magari ci conviene calmarci un attimo. Decidiamo così, per il penultimo giorno di vacanza, di fare un giro un po’ più breve, di rimanere vicino a casa. Ottima decisione. 
Alla fine, usciti per la prima volta in bici direttamente dall’albergo, ci dirigiamo prima verso Modane, in discesa, per svoltare poi a destra e, tornando indietro dall’altra parte del fiume, cominciamo la salita: 17 km complessivi di salita, quasi 1200 m di dislivello. Una passeggiata! E, oltretutto, decido di farla a tutta! In fondo, è una settimana che pedalo piano, trattenendomi, ora mi sfogo! 
Rientrati in albergo, senza però aver rinunciato a una buona crepes al formaggio, ci dedichiamo un pomeriggio di relax: una sauna! Visto che non abbiamo sudato abbastanza finora….comunque lo scopo lo abbiamo ottenuto: ci siamo un po’ ripresi da ieri…
Diga di Aussois

Lago artificiale di Aussois

Ok, forse non ci siamo ancora ripresi da ieri!

Mercoledì: ultimo giorno. Ferventi preparativi. Valigie, pulizie, check out e partenza in auto! Ovviamente non può mancare il nostro giornaliero giro in bici! 
Tappa di oggi: lasciamo la macchina a Susa e affrontiamo prima il Colle delle Finestre e poi il Moncenisio, versante italiano. Fino al punto di lasciare la macchina a Susa, tutto bene. 
I problemi iniziano con il Colle delle Finestre: 10 (+8) km al 9% di pendenza media. Una stradina nel bosco strettissima e in piedi. Un continuo susseguirsi di tornanti, almeno 35, e pure una colonna di cavalli in passeggiata! Fa un caldo incredibile (siamo scesi dai 1100 di Avrieux ai 500 di Susa) e le gambe sono passate dall’essere di legno all’essere di granito! 
Tuttavia non ci si perde d’animo, è l’ultimo giorno, l’ultima tappa, l’ultima difficoltà prima della coppa! Dopo 10 km di rampe la strada asfaltata diventa sterrata, o meglio “battuta”. Fatto sta che da quando è passato il Giro d’Italia (mitica tappa vinta da Aru), nel 2015, non è più stata sistemata ed è piena di pietre e buche. Con i nostri copertoni del 23, decidiamo, saggiamente, di girare le bici e rimandare la sfida ad un’altra occasione. 
Vista dal Colle delle Finestre


Forse non mi sono ancora del tutto ripresa...
Tornati in Susa, attraversiamo il fiume e..via di nuovo in salita! Susa-Moncenisio: 25 km. 
La sfida si fa impegnativa fin da subito (si lo so, a questo punto dovrei esserci abituata ma, credetemi, 25 km sono interminabili, non so se ci si abitua mai!), ma sono gli ultimi 5 i più difficili. 














Il traguardo è lì, si vede, sembra a portata di mano e invece non arriva mai! C’è sempre una curva o un tornante o un pezzo dritto a dividervi da quel maledetto punto d’arrivo! 





Finalmente, con caparbietà, ce la facciamo, siamo arrivati! Moncenisio, 2000 m slm! E 11! (12 se consideriamo il non-finito Colle delle Finestre).

e 11!

Lago di Moncenisio

Versante italiano

Piadina e birra per Elia e coca e gelato per me!












Oggi, a distanza di una settimana, quando la fatica è ormai un ricordo e forse neanche così nitido, posso dire che è stata una delle vacanze più belle, stimolanti e soddisfacenti mai fatte! Ci siamo distrutti, è vero, ma l’aver affrontato e superato 11 colli in 6 giorni, quasi 17000 metri di dislivello compiuti, ci ripaga completamente. Per non parlare dei meravigliosi posti che abbiamo visto, delle valli che abbiamo dominato dall’alto, dei laghi che abbiamo ammirato, delle montagne che abbiamo scalato. 
Tante parole, le più auliche e articolate, non riuscirebbero comunque a descrivere le emozioni di certi momenti ma io le ho e le avrò sempre chiuse nel cuore, nella pelle e negli occhi! Grazie Elia e grazie mia bici, mia inseparabile amica, mia compagna di fatica e di avventure incredibili!



Il ciclismo è amore, amicizia e lealtà. Le guide di BAG sapranno trasmettervi tutto questo e molto di più! Venite con noi e lo scoprirete! Alla prossima avventura! 

Erika e Elia

I colli francesi. Una vacanza in bici. Giorno 5

I colli francesi. Una vacanza in bici. Giorno 5

Col du Telegraphe - Col du Galibier - Alpe D'Huez - Croix de Fer


E’ lunedì, si ricomincia! Con l’impresa più difficile, incredibile e impensabile che io abbia mai compiuto. La sfida: superare lo scoglio dei 4000 m. Come? Scalando 4 colli in un solo giro! Partenza di mattina presto: alle 8.30 siamo già in bici e pronti ad affrontare la prima asperità: Col du Telegraphe. Si parte con calma, la strada è ancora lunga e le energie possono mancare da un momento all’altro. 12 km pedalabili e tranquilli fino ad un’altezza di 1566 m slm. Ultimo km di salita a tutta, giusto per non perdere l’abitudine, e uno è andato! 
Col du Telegraphe. GPM



e 7!

Seconda tappa del giorno: Col du Galibier. Qui l’impresa diventa più difficile. I primi 10 km, dei 17 previsti, sono uno stradone interminabile di fondovalle che oscilla tra il 7 e l’8%. Come se non bastasse, un vento laterale fortissimo, ci impedisce di procedere come vorremmo e ci fa fare il triplo della fatica. Ma noi non ci perdiamo d’animo e insistiamo. A meno 7 km dalla vetta, la situazione migliora. La strada si arrampica, finalmente, sulla montagna e in una serie di tornanti che offrono una vista indicibile sul fondovalle appena percorso, arriviamo rapidamente al passo, a 2642 m. E 8! 


Solo una nota negativa: un altro confronto a viso aperto mi ha visto sconfitta: una tedesca, questa volta, che mi ha passato ed è andata. Italia 0 – Germania 1. La delusione, tuttavia, dura poco, e la discesa aiuta a dimenticare. 
e 8!


Col du Galibier





e 8!


30 km di discesa quasi ininterrotta e un po’ pericolosa date le fortissime raffiche di vento laterali, e siamo ai piedi della prossima sfida: l’Alpe D’Huez. Fa caldo, molto caldo. La salita inizia sin da subito cattivissima. 21 tornanti, quasi tutti sotto il sole e con una pendenza che oscilla dal 9 al 10%.
Ma questi francesi non conoscono il significato di “salita pedalabile”?!?
Tuttavia, la consapevolezza di star affrontando una salita epica, percorsa dai più grandi ciclisti del passato e del presente, e l’elenco, ad ogni tornante, dei nomi di chi lì ha vinto una tappa del tour, distraggono dalla fatica e l’impresa è compiuta! Arrivati in cima, dopo il 3° colle di giornata scalato e la 7° foto realizzata, ci concediamo finalmente una pausa. Una buona bibita (ah con il cappuccino non mi fregano più!) e una bella fetta di torta per ricaricare le batterie. 



 La stanchezza inizia a farsi sentire ma è accompagnata dalla sensazione di aver già superato la parte più difficile.






In fondo, ora, mancano solo 30 km, con una pendenza media del 4%, che ci porteranno alla Croix de Fer, e da lì, solo discesa! Il morale, dunque, è alto e la voglia di farcela, tanta! Ma sono già le 3 del pomeriggio, ci converrà muoverci!
Alpe Huez. GPM




La discesa passa in un momento, si iniziano i famosi 30 km e…ecco che i nostri peggiori incubi si avverano! Intanto non sono 30 ma 26 km e poi, complessivamente avranno anche una pendenza media del 4%, ma solo perché sono presenti dei tratti in discesa! La verità è che i km in salita (tranne solo un paio), non scendono mai sotto al 8%! E’ in questo momento, proprio qui, su questa strada che non molla mai, mentre leggo le “tombe” con il numero dei km che sembrano non diminuire e la pendenza che vuole prendersi gioco di me, che per la prima volta penso seriamente di non farcela. Le gambe si svuotano, le lacrime salgono e pizzicano agli angoli degli occhi, vorrebbero uscire e scorrere. Io vorrei solo scendere dalla bici e stendermi a letto, dormire. Questa volta penso davvero di aver fatto il passo più lungo della gamba e mi arrabbio. Mi arrabbio con Elia, che mi ha detto che sarebbe stata una salita facile, mi arrabbio con la salita, che non accenna a smettere di pendere, ma soprattutto mi arrabbio con me stessa, con le mie gambe che non spingono, con il mio fiato che non esce dall’affanno, con la mia testa che non ragiona. Poi qualcosa cambia. Elia mi dice che ce la farò, che lui è lì per me, per aiutarmi e che insieme arriveremo fino in fondo e io non mi arrendo! Non mi sono mai arresa e non intendo iniziare ora, soprattutto in Francia! Mi calmo, calo di mezzo km e respiro a fondo: una, due, tre volte. A poco a poco la situazione migliora. Le gambe iniziano a girare e prendo il ritmo. Finalmente torno a vedere ciò che c’è intorno a me e mi accorgo del paesaggio meraviglioso: del bosco, del lago, della diga, dei prati. Mi distraggo e, finalmente, mi diverto anche! Arrivano gli ultimi 3 km: un ultimo sforzo. Ora è tutta testa, solo testa, perché di gambe non ne ho più! 
e 9!
La Croix de Fer



Finalmente, in lontananza, piccolo piccolo, eccolo il rifugio! Diventa sempre più grande. Ora vedo anche il cartello, allora è proprio fatta! Mi fermo solo quando la salita finisce ed inizia la discesa. Foto di rito: un meraviglioso sorriso di chi può dire di avercela fatta, di aver affrontato e superato un momento davvero difficile e via in discesa, per l’ultima parte di questa incredibile avventura.









In discesa






 Se ci penso adesso, tutto ciò che è successo dopo che ho scollinato, è sfocato nella mia memoria. Ho inserito il pilota automatico, l’istinto di sopravvivenza, l’inerzia, chiamatelo come volete ma, in un modo o nell’altro, sono arrivata alla macchina!









180 km totali, 4800 m di dislivello, 10.26 ore di pedalata e 4 colli conquistati! Orario di partenza: 8.30 a.m, orario di arrivo: 20.30 p.m.!


E ora? Non ci resta che abbuffarci di pizza!

Erika

I colli francesi. Una vacanza in bici. Giorni 3 e 4

I colli francesi. Una vacanza in bici. Giorni 3 e 4

Col de la Madeleine - Col du Glandon


“Il terzo giorno è resuscitato”. Beh, direi che non è il mio caso! 
Il terzo giorno, sabato, le gambe sono di marmo, il battito è bassissimo e la mia capacità di adattarmi alla mancanza di ossigeno: nulla! Ad aggiungere benzina sul fuoco, la giornata non è delle migliori e il rischio pioggia è alto. Ecco allora la decisione che, come al solito, fa saltare tutti i piani fatti a casa: portiamo la macchina fino La Chambry, ai piedi di ben due monti, e li facciamo entrambi! Così, animati dai migliori intenti, raggiungiamo il paese stabilito e parcheggiamo. Sosta bagno, con caffè, e via che si parte: ovviamente in salita! Prima asperità: Col de la Madeleine. 20 km, pendenza media 8%, 1500 m di dislivello da dover compiere: poca cosa!
Io so e vi posso dire che 20 km sembrano infiniti, soprattutto quando le tue gambe urlano chiedendo pietà; che le “tombe” non aiutano, soprattutto quando c’è scritto che mancano ancora 12 km e che quello che stai per affrontare avrà una pendenza media dell’11%; che il fiato non torna, nonostante tutta la tua buona volontà, soprattutto se raggiungi i 2000 m slm. Però so anche che la soddisfazione di compiere, benissimo come sostiene chi mi accompagna, gli ultimi 3 km nonostante le gambe urlanti, non ha eguali; che leggere sulla “tomba” che manca un solo km, dà un sollievo immenso e che la vista da 2000 m, in mancanza di ossigeno, è impareggiabile e il Col de la Madeleine non fa eccezione! Da lassù si arriva addirittura a scorgere il Monte Bianco, in lontananza. Come si distingue dagli altri?!? E’ bianco! Innevato nonostante sia estate!
Col de la Madaleine. Vista del Monte Bianco


 e 5!





Una barretta veloce, foto di rito al cartello (siamo a 5 colli!), ci si infila lo spolverino e via in picchiata tra le prime gocce di pioggia. Arrivati di nuovo a La Chambry, attraversiamo la strada e, indovinate un po’, iniziamo un’altra salita: Col du Glandon! 17 km, 1400 m di dislivello e qualche goccia di pioggia. Inutile dire che già dai primi km mi accorgo che proprio non ne ho, ma un po’ per orgoglio, un po’ per caparbietà, decido di insistere, di far finta di niente, di cercare di prendere il ritmo. A poco a poco, anche se con fatica, le gambe iniziano a girare e i km passano. Prima -15, poi -10, poi -6, -5…ed ecco gli odiosi ultimi 3 km! Dovete sapere che, qualunque sia la lunghezza di una salita, qualunque ne sia la pendenza, comunque gli ultimi 3 km sono micidiali! E infatti, anche in questo caso, la regola non è stata smentita. L’amata tomba dice “-3 km. Pendenza media 9%” e ancora “- 2 km, pendenza 11%”, per finire con “-1 km, pendenza media 10%”. 

e 6!

Un rifugio semplice e improvvisato


Ancora adesso non so come ho fatto ad arrivare in fondo, cosa mi ha spinto a continuare, cosa mi ha impedito di mettere giù il piede o, peggio, di tornare indietro. Fatto sta che sono arrivata! Col du Glandon, 1924 m slm, e 6! Alla fine: pioggia evitata per un pelo, 80 km e 3000 m di dislivello! 


E, alla sera, come premio, ci siamo concessi una cena in un ristorante tipico, in alta montagna, a Aussois, meraviglioso paesino a 1700 m, con vista sulla valle e su un forte reale. Ovviamente, nessun cameriere, non solo non parla italiano, ma neppure inglese! E allora, come fare a ordinare? Beh, si improvvisa, tanto si sa che con la fonduta non si sbaglia mai! Fonduta e birra, il paradiso!




Anche i migliori hanno bisogno di riposare e, finalmente, è arrivato anche il nostro momento! Domenica: giorno di riposo. Un giro in paese per iniziare (con brioche e baguette), un pic-nic con vista cascate per continuare e una passeggiata in montagna, per concludere. 



Unico, piccolo, errorino: abbiamo sbagliato a calcolare la distanza da compiere a piedi, in montagna. Alla fine abbiamo camminato per 6 km, a pendenze proibitive, per 3 ore di passeggiata e pure l’acquazzone a conclusione di un giorno di riposo un po’ distruttivo! Ma come dico sempre: sbagliando si impara e qualche imprevisto, ogni tanto, rende tutto ancora più epico. La vista dai laghi e dei laghi artificiali di Aussois, inoltre, valgono la fatica di arrivarci!




Vista di Aussois

I laghi artificiali di Aussois


Erika