mercoledì 11 aprile 2018

COLNAGO CYCLING FESTIVAL: APOTEOSI DELLO SPORT

4000. Un bel numero se non connotasse la quantità di avversari da battere. Ahimè, con la solita fortuna che contraddistingue la famiglia Natati, tale cifra è il sinonimo dell’enorme fatica che dovrò fare, per riuscire ad accaparrarmi il miglior posto, in griglia come all’arrivo.
105. Un'altra meravigliosa cifra, se anch’essa non mi condannasse a pedalare per tutti quei chilometri. Ma l’ultimo migliaio è quello che preferisco: 1400, i metri di dislivello da affrontare, per giungere indenni al termine di questa competizione.
Non sono mai stata molto abile con i numeri, pertanto mi limiterò a narrare i fatti.
Il consueto sparo mi giunge nitido alle orecchie, squarciando la placida quiete primaverile. Il segnale, lo stimolo acustico che mi spinge a dimenticare tutto, a spegnere il cervello ed inserire il pilota automatico. Il fiato corto, le gambe scattanti. Il cuore pompa all’impazzata, i muscoli caldi mi permettono di raggiungere elevate velocità. La prima parte di gara è caratterizzata dal continuo saliscendi della Valtenesi, che rende quasi impossibile trovare una cadenza di pedalata. Il ritmo
altalenante cambia alle pendici di San Michele e delle Coste di Sant’Eusebio. Nella prima delle due scalate, la difficoltà non sta tanto nella pendenza che, tralasciando il primo chilometro, risulta affrontabile, bensì nel dover mantenere una velocità mediamente alta, in relazione alla durezza della salita. Superata la prima asperità, ecco che subito si presenta la seconda, in un continuo rincorrersi di obiettivi e mete: le Coste di Sant’Eusebio, uno stradone infinito lievemente in pendenza e, in virtù di questa, sfibrante. Stringo i denti e continuo nell’impresa, fiduciosa nel fatto che dopo una lunga salita, seguirà una quieta discesa.
La mia speranza diventa realtà nel momento in cui mi addentro nella Val Sabbia, che mi dà occasione di respirare, ma solo temporaneamente. Quando penso di aver finalmente trovato la giusta cadenza, ecco che un gruppo di ciclisti mi supera, iniziando ad aumentare la frequenza, costringendomi a fare altrettanto. Non so dove io riesca a trovare sempre la forza di reagire. Fortunatamente la scovo anche questa volta. Spero di riuscire sempre a riaccendere in me la fiamma dell’orgoglio, della rabbia e della competizione, che mi possa portare a superare eternamente i miei limiti, attraverso l’interminabile fase dell’avvicinamento.
Perdendomi nel flusso dei miei pensieri, contemplando la mia fatica con un occhio esterno, riesco a distrarmi quanto basta per impedirmi di pensare ai pochi chilometri che mi separano dalla meta. Rinsavisco giusto in tempo per godermi l’ultimo e meraviglioso chilometro passante per il centro di Desenzano. Appena posta la ruota anteriore sul pavé del sobborgo, mi rendo conto di essere, ancora una volta, giunta alla meta, soddisfatta e felice. È incredibile quanto lo sport riesca a donare. Le emozioni che mi fa provare lui, non le ho provate mai.

                                                                                            
                                                                                             Scritto di Ambra, esperienza di Erika Natati

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