Piccola chicca introduttiva: sapete come Milone di Crotone,
noto pugile dell’antica Grecia, riuscì a rimanere imbattuto per circa 20 anni?
Pare che sviluppò la sua leggendaria forza muscolare sollevando tutti i giorni
un vitello, potenziando le capacità atte a permettergli di innalzare sopra la
testa un bue!
Con tale curiosità, intendo parlare di un argomento che mi
sta particolarmente a cuore, l’importanza di allenarsi. Innanzitutto diamo una
definizione del termine “allenamento”: esso si configura come un processo
sistematico mediante il quale si determinano dei cambiamenti nell’organismo,
che permettono ad un atleta di migliorare il suo livello di prestazione.
Concetto cardine della pratica è la “supercompensazione”, la particolare
capacità dell’organismo di reagire alla fatica indotta da adeguate sollecitazioni,
adattandosi ed attrezzandosi per poterne sopportare di ulteriori con maggior
prontezza o minor fatica. Gli obiettivi da portare a termine con l’allenamento
sono il miglioramento delle capacità fisiche, psichiche, coordinative e
cognitive. Tali modifiche vengono apportate mediante due particolari reazioni
dell’organismo: l’adattamento (lente ma durature modificazioni che riguardano
le strutture sollecitate) e l’aggiustamento (rapida risposta del fisico ad un
cambiamento di condizioni esterne). Affinché l’allenamento risulti efficace e
porti i suoi frutti, il corpo deve trovarsi in una condizione di affaticamento.
Se l’intensità o la quantità degli stimoli (definiti “carico allenante”) non
risultano sufficienti alla sollecitazione, il meccanismo di adattamento non si
verifica. Tanto importante quanto la mole e la qualità di lavoro, è il riposo.
Esso è necessario per permettere un recupero tra un esercizio ed un altro, o
per permettere all’organismo di modificare e migliorare le componenti
sollecitate con l’attività. Chiunque non si conceda tali periodi, rischia di
incappare nello spiacevole inconveniente del sovrallenamento, un vero e proprio
stato di malattia che induce un vistoso calo delle prestazioni ed una facile
affaticabilità che può perdurare per diversi mesi. Per risolverlo è necessario
ridurre la mole di lavoro, curare il riposo, in particolare quello notturno, e
l’alimentazione.
Altro elemento da tenere in particolar considerazione, è la
scelta degli esercizi da svolgere. Questi possono essere di carattere generale
(preparano l’organismo a sopportare lo stress dell’allenamento specifico),
speciale (presentano grande affinità con il gesto di gara), o specifico
(riproducono in parte o completamente i movimenti della competizione). Una
volta scelta la tipologia di azioni da mettere in atto, è bene pianificare,
programmare e periodizzare l’allenamento. Solitamente, questo segue un ciclo
fatto di tre fasi: il periodo di preparazione (composto da un primo momento di
esercizi generali per il miglioramento fisico ed un secondo a carattere
speciale), uno agonistico ed uno di transizione (permette all’organismo di
recuperare le energie psicofisiche per affrontare un nuovo ciclo di
allenamento).
Tali caratteristiche tuttavia, fanno solo da contorno ai
punti cardini di una buona preparazione, ovvero: la specificità dei gesti
compiuti (tenendo conto della qualità fisiche di ogni atleta), l’individualità
di ogni soggetto (tenendo conto di fattori di diversità presenti in ogni
situazione), la continuità degli esercizi, e la varietà delle sollecitazioni
(tenendo conto del fatto che oltre una certa soglia di preparazione, un
costante aumento del carico non è più sufficiente per produrre adattamenti. È necessario
allora introdurre variazioni che richiedano all’organismo ulteriori risposte).
Infine mi soffermo brevemente sui momenti imprescindibili di
ogni allenamento. Molto importante è il riscaldamento, dal momento che prepara
il corpo per l’attività successiva, prevenendo infortuni di ogni sorta. Il
passo successivo è la pratica vera e propria, in cui si sviluppano le tecniche
motorie e fisiche, ed infine il defaticamento, che gioca un ruolo importante
nel ritorno ad uno stato di equilibrio, riducendo il rischio di disturbi
muscolari ed articolari.
Anche oggi credo di avervi annoiato abbastanza. Tutto questo
nozionismo è volto unicamente a far passare il messaggio secondo cui fare sport
è una cosa seria. Occorre pertanto praticarlo con costanza, dedizione ed
accortezza. Solo così la pratica ci restituisce tutte le energie che spendiamo,
gratificandoci e facendoci amare un po’ di più questo nostro piccolo e grande
mondo.
Ambra Natati
1 commento:
Ci vorrebbe un "emoticon" di assoluto soddisfazione ed approvazione. Non c'è, non lo trovo... immaginatelo!!!
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