giovedì 19 aprile 2018

LO SPORT: PATHOS, NON IMPROVVISAZIONE

Piccola chicca introduttiva: sapete come Milone di Crotone, noto pugile dell’antica Grecia, riuscì a rimanere imbattuto per circa 20 anni? Pare che sviluppò la sua leggendaria forza muscolare sollevando tutti i giorni un vitello, potenziando le capacità atte a permettergli di innalzare sopra la testa un bue!
Con tale curiosità, intendo parlare di un argomento che mi sta particolarmente a cuore, l’importanza di allenarsi. Innanzitutto diamo una definizione del termine “allenamento”: esso si configura come un processo sistematico mediante il quale si determinano dei cambiamenti nell’organismo, che permettono ad un atleta di migliorare il suo livello di prestazione. Concetto cardine della pratica è la “supercompensazione”, la particolare capacità dell’organismo di reagire alla fatica indotta da adeguate sollecitazioni, adattandosi ed attrezzandosi per poterne sopportare di ulteriori con maggior prontezza o minor fatica. Gli obiettivi da portare a termine con l’allenamento sono il miglioramento delle capacità fisiche, psichiche, coordinative e cognitive. Tali modifiche vengono apportate mediante due particolari reazioni dell’organismo: l’adattamento (lente ma durature modificazioni che riguardano le strutture sollecitate) e l’aggiustamento (rapida risposta del fisico ad un cambiamento di condizioni esterne). Affinché l’allenamento risulti efficace e porti i suoi frutti, il corpo deve trovarsi in una condizione di affaticamento. Se l’intensità o la quantità degli stimoli (definiti “carico allenante”) non risultano sufficienti alla sollecitazione, il meccanismo di adattamento non si verifica. Tanto importante quanto la mole e la qualità di lavoro, è il riposo. Esso è necessario per permettere un recupero tra un esercizio ed un altro, o per permettere all’organismo di modificare e migliorare le componenti sollecitate con l’attività. Chiunque non si conceda tali periodi, rischia di incappare nello spiacevole inconveniente del sovrallenamento, un vero e proprio stato di malattia che induce un vistoso calo delle prestazioni ed una facile affaticabilità che può perdurare per diversi mesi. Per risolverlo è necessario ridurre la mole di lavoro, curare il riposo, in particolare quello notturno, e l’alimentazione.
Altro elemento da tenere in particolar considerazione, è la scelta degli esercizi da svolgere. Questi possono essere di carattere generale (preparano l’organismo a sopportare lo stress dell’allenamento specifico), speciale (presentano grande affinità con il gesto di gara), o specifico (riproducono in parte o completamente i movimenti della competizione). Una volta scelta la tipologia di azioni da mettere in atto, è bene pianificare, programmare e periodizzare l’allenamento. Solitamente, questo segue un ciclo fatto di tre fasi: il periodo di preparazione (composto da un primo momento di esercizi generali per il miglioramento fisico ed un secondo a carattere speciale), uno agonistico ed uno di transizione (permette all’organismo di recuperare le energie psicofisiche per affrontare un nuovo ciclo di allenamento).
Tali caratteristiche tuttavia, fanno solo da contorno ai punti cardini di una buona preparazione, ovvero: la specificità dei gesti compiuti (tenendo conto della qualità fisiche di ogni atleta), l’individualità di ogni soggetto (tenendo conto di fattori di diversità presenti in ogni situazione), la continuità degli esercizi, e la varietà delle sollecitazioni (tenendo conto del fatto che oltre una certa soglia di preparazione, un costante aumento del carico non è più sufficiente per produrre adattamenti. È necessario allora introdurre variazioni che richiedano all’organismo ulteriori risposte).
Infine mi soffermo brevemente sui momenti imprescindibili di ogni allenamento. Molto importante è il riscaldamento, dal momento che prepara il corpo per l’attività successiva, prevenendo infortuni di ogni sorta. Il passo successivo è la pratica vera e propria, in cui si sviluppano le tecniche motorie e fisiche, ed infine il defaticamento, che gioca un ruolo importante nel ritorno ad uno stato di equilibrio, riducendo il rischio di disturbi muscolari ed articolari.
Anche oggi credo di avervi annoiato abbastanza. Tutto questo nozionismo è volto unicamente a far passare il messaggio secondo cui fare sport è una cosa seria. Occorre pertanto praticarlo con costanza, dedizione ed accortezza. Solo così la pratica ci restituisce tutte le energie che spendiamo, gratificandoci e facendoci amare un po’ di più questo nostro piccolo e grande mondo.
                                                                                                                                           Ambra Natati

                                                                   

1 commento:

Unknown ha detto...

Ci vorrebbe un "emoticon" di assoluto soddisfazione ed approvazione. Non c'è, non lo trovo... immaginatelo!!!